Lasciamoci educare dalla realtà

di DON MARCO D’AGOSTINO* – Forse ci aspettavamo altri auguri. Ma in una situazione “normale” forse non avremmo desiderato la Pasqua così ardentemente. Per questo motivo sono convinto che i nostri auguri, in questo tempo così speciale debbano essere “speciali”. E ne formulo tre per le nostre famiglie, gli insegnanti del Vida e le loro famiglie, i nostri ragazzi.

Anzitutto vorrei augurare a tutti una Pasqua serena. Semplicemente serena. Le nostre case sono state attraversate da malattia e morte, da dolore e lacrime. L’evento della Pasqua può e deve aiutare
a ricostruire. Non dobbiamo fare finta di nulla. Sarebbe l’errore più grande. Fingere è sempre
un’arma terribile. Meglio piangere, sfogare il dolore, cercare spalle per appoggiarsi. E poi, nella
fede per chi crede, nella speranza umana per chi fatica a credere, aiutiamoci a ricominciare. Non dal
nulla. Ma da noi. Dal nostro desiderio di amicizie vere, di collaborare sul serio, di incontrarci su
temi che possano far ripartire non solamente la società e l’economia – cose necessarie e sacrosante,
ma la vita stessa. E tutti noi abbiamo bisogno di relazioni, di amicizie, di rapporti. La salute di tutti
dipende dalla salute di ciascuno. E questo non solo fisicamente, ma anche moralmente, nell’umore e
nelle disposizioni di ciascuno. Avremo una società, una scuola, una Chiesa serene nella misura in
cui ci disponiamo a vivere insieme. Gli uni “con” e “per” gli altri.

In seconda battuta vorrei che la Pasqua fosse per tutti un momento d’interiorità. abbiamo avuto
tempo, in questo mese e mezzo, di fermarci. Non abbiamo paura a stare con noi stessi, ad habitare
secum, cioè darci tempo per pensare alle persone che ci hanno fatto del bene, a chi ci ha educato,
fatto crescere e riflettere, a coloro – e quanti! – ci sono stati vicini, anche in queste ultime ore, con
parole buone, con una videochiamata, con un sms, facendo la spesa per noi, con un’attenzione
particolare. A scuola abbiamo avuto modo di far parlare i ragazzi attraverso musiche, scritti, poesie,
quadri e sono uscite cose straordinarie, come solamente i ragazzi che guardano al futuro, sanno
percepire. Facciamo in modo di non sprecare il momento attuale, momento di veri esercizi
spirituali, cioè allenamenti per il nostro spirito. Facciamo la lista delle persone che da tempo non
vediamo e alle quali avremmo voluto dire qualcosa, una parola di speranza e di confronto. Non
dimentichiamocene quando tutto sarà finito. Scriviamo su un pezzetto di carta le due o tre cose che
vorremmo fare appena l’emergenza rientrerà. Chi vogliamo ringraziare, cosa non vorremmo più
fare, cosa cancellare dalle nostre priorità, cosa riordinare.

Infine auguro a tutti una Pasqua educativa. Abbiamo riscoperto tutti la freschezza, la bellezza, forse
anche la pesantezza dello stare a casa, in casa. Con le stesse persone per tanti giorni, forse con i
soliti discorsi. Cosa insegna questo periodo? Annotiamolo da qualche parte. A seconda delle nostre
reazioni, possiamo dire di essere “fragili”, di aver bisogno degli altri, di essere e farci vicini, di
sentire la necessità di uscire, di riprendere in mano la nostra vita. Ci sono tuttavia momenti della
nostra storia che non dipendono da noi. E la vita chiede spesso un’obbedienza ben più alta e grave
di tutte le obbedienze lavorative o vocazionali di cui la nostra vita è costellata. Se ci lasciamo
educare dalla realtà, come il Papa ci richiama da sempre, impariamo anche ad amarla. Solamente se
accogliamo ciò che ci viene messo davanti, entriamo nell’ottica di amare ciò che siamo e abbiamo.
E allora diventiamo grandi, tutti quanti. Adulti che sanno rispondere responsabilmente.

Sia una Buona Pasqua. Per tutti.
Anche la nostra scuola ci guadagnerà da questa esperienza drammatica. Se, insieme, sapremo
compiere passi e decisioni che ci convertano. Se a settembre torneremo a scuola diversi. Se ci
guarderemo in modo differente, se ci ameremo in un altro modo, se avremo il coraggio di studiare
senza che ce lo impongano, di spiegare e di far capire senza sentirlo come un peso, di collaborare
come famiglie, insegnanti e scuole, anche solo gioendo perché non ci troviamo in emergenza.
Sia una Santa Pasqua. Per ciascuno.
Ognuno possa accogliere la vita del Signore e vivere in pienezza il dono di essere famiglie, amici,
fratelli, insegnanti e studenti.

Sia una Vera Pasqua. La nostra. Quella che accogliamo nella realtà.
Quella che ci porterà ad essere migliori.
In tutto. Insieme. Con fede e gioia.

* Rettore del Seminario vescovile di Cremona e del Liceo “M.G. Vida”

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