Faccia a faccia con…Alessandro Bastoni

di MATTEO FERRARI – Nonostante il periodo di quarantena il Vida non si ferma. La classe 3 ALIS ha avuto infatti l’occasione, durante le consuete lezioni, di scambiare quattro chiacchiere e fare qualche domanda a Alessandro Bastoni, difensore dell’Inter e della nazionale U21, nonché ex studente del nostro liceo.

Che emozioni hai provato la prima volta che sei sceso in campo a San Siro? Il pubblico ti ha aiutato?

Giocare a San Siro è un’emozione unica, per me è come se fosse sempre la prima volta: ho giocato in molti stadi, ma scendere in campo lì è completamente diverso, c’è un’adrenalina incredibile e un pubblico immenso che dà il suo contributo in ogni momento della gara.

Al tuo approdo all’ Inter, come ti sei trovato con Antonio Conte e con i componenti della squadra?

Sin dall’inizio si è creata una forte intesa sia con il mister che con i compagni. Conte mi ha subito trasmesso tranquillità e mi ha affiancato a grandi campioni del calibro di Godin, Skriniar e De Vrij. In campo mi trovo molto bene con tutti. Un’altra fortuna che ho è che il coach mi dice tutto quello che pensa, nel bene e nel male, e questo mi aiuta indubbiamente nella mia crescita personale.

Visto dall’interno il mondo del calcio, per un ventenne, che valori sa trasmettere?

Non ho ancora ben realizzato di essere in questo mondo, per me continua a essere un sogno; ho capito però che è un “pianeta” formato da alcune corruzioni ma anche da molte vere amicizie.

Hai qualche gesto scaramantico prima delle partite?

Sui miei parastinchi ho la foto dei miei due fratelli, in quanto sono molto legato a loro, e prima di infilarli all’interno dei calzettoni li bacio. Inoltre quando faccio gol alzo le dita al cielo in memoria di una persona a me cara scomparsa.

Com’è il tuo rapporto con Handanovic?

I portieri non sono delle persone facili da capire, da là dietro parlano molto ed è possibile che durante un match ci siano delle discussioni. Però Samir è il capitano e bisogna sempre ascoltarlo e rispettarlo. Inoltre essendo l’ uomo più arretrato vede tutto il gioco e quindi mi fido ciecamente di lui, in campo e non solo, perché è una persona fantastica.

Come ti senti quando l’arbitro va a vedere al V.A.R. un tuo possibile fallo da rigore?

Devo dire che quei momenti sono dominati da paura e ansia, anche se so di non avere commesso il fallo. Non sai mai cosa si deciderà, poichè anche il direttore e i suoi assistenti si possono sempre sbagliare.

Ti sei integrato bene all’interno del gruppo?

Sin dal mio arrivo mi sono integrato e ho fatto amicizia con tutti quanti, sono stato anche molto fortunato a trovarmi dei veri campioni nel mio reparto come Skriniar, De Vrij e Godin, che mi hanno preso sotto la loro ala protettiva e mi stanno facendo crescere.

Per quanto riguarda l’alimentazione, c’è qualche particolare dieta a cui devi attenerti?

Nello staff abbiamo un nutrizionista che ci procura delle bevande contenenti carboidrati e altre sostanze e ci consiglia una tabella sul cibo che dovremmo mangiare. La regola generale, però, è quella di cercare di evitare merendine e bevande molto zuccherate, tutto questo anche perché una buona alimentazione previene il rischio di infortuni.

dal sito https://www.inter.it/it/squadra/G1033/alessandro-bastoni

Com’è stata la tua permanenza al Vida?

Mi sono trovato molto bene sia con la scuola che con tutte le persone al suo interno; durante la mia permanenza sia i professori che i dirigenti mi hanno sempre sostenuto e aiutato, assecondando i miei impegni sportivi. Questo liceo è stato per me una “scuola di vita” oltre che di apprendimento generale, in quanto molte cose che ho imparato lì dentro mi sono veramente servite nella vita reale. Ho anche capito nel corso del tempo che i voti non rispecchiano il futuro, bensì conta quanto impegno ci metti nel portare a termine le cose e in che modo.

Come funziona la Serie A sul piano economico-finanziario e delle retribuzioni?

Come tutti i lavoratori normali abbiamo dei contratti, i quali possono però durare da uno a cinque anni massimo. Ci sono però molte sfaccettature, poiché un giocatore può andare in prestito in un altro club e le due società possono mettersi d’accordo sul pagare lo stipendio metà e metà, oppure uno il 60% e l’altro il 40% e questo sta ai dirigenti deciderlo. Gli stipendi possono pagarceli ogni mese o con un massimo di uno ogni tre mesi, come stabilito dalla Lega, la quale può anche sanzionare il club in caso di mancato pagamento nei tempi prestabiliti. In poche parole tutto abbastanza normale, escluse, come sappiamo, le cifre di cui si tratta.

Come funziona e com’è stato il tuo il percorso per arrivare alla Nazionale?

Non c’è un vero e proprio percorso per arrivare in azzurro, tutto si basa sui tuoi meriti calcistici. Personalmente gioco in nazionale da quando avevo quattordici anni e continuo tutt’ora nell’Under 21. L’obiettivo, comunque, è quello di arrivare sino in prima squadra.

Perchè hai scelto di portare il numero 95?

L’ho scelto perchè è l’anno di nascita di uno dei miei due fratelli. Ce l’ho dalla prima convocazione ufficiale in prima squadra all’Atalanta e lo terrò finchè potrò perchè ci sono molto affezionato.

Al Meazza, durante la partita, si sente molto la pressione esterna del pubblico?

Mentre gioco e mi guardo attorno fa impressione vedere tutta quella gente e la grandezza dello stadio, anche se comunque sono sempre concentrato sulla partita. Senza dubbio un po’ di pressione il pubblico la crea in quanto, in caso di un errore, i fischi si sentono, e non poco: a causa del rumore è molto difficile anche solo parlare con i propri compagni e con il mister.

Qual è stato il tuo percorso calcistico?

Ho iniziato a giocare a calcio all’età di sette anni, in una squadra della mia zona. Dopo un solo mese è arrivata la chiamata dell’Atalanta, nella qualo ho militato per 10 anni. Nell’estate del 2017 sono stato acquistato dall’Inter, ma lasciato in prestito a Bergamo; successivamente nel 2018, sempre sotto forma di prestito, sono passato al Parma, nel quale ho collezionato numerose presenze facendo un buon campionato; infine nel settembre dell’anno scorso sono finalmente approdato a Milano.

Qual è stato il momento più bello che hai vissuto in campo?

Come ho già detto prima, tutte le volte che entro e gioco a San Siro è un’emozione unica, e il momento più bello è stato proprio il mio esordio da titolare nella partita contro il Napoli vinta per 3-1: davvero un bel ricordo!

Quali sono le principali differenze che hai notato dal passaggio tra la Primavera e la prima squadra?

-Il salto tra la primavera e la prima squadra è molto netto. innanzitutto cambia la fisicità in quanto prima mi trovavo in partita con ragazzi della mia età mentre ora gioco con persone molto più grandi di me, dalla quali sto imparando molto. Un’altro aspetto è il ritmo di gioco: penso che in serie A sia tre volte superiore a quello a cui

ero abituato prima. Infine, una cosa di cui ero consapevole, è che prima ero uno dei più forti, mentre ora mi trovo ad essere come gli altri e con poca esperienza.

Nel mondo del calcio come funzionano gli psicologi sportivi? E tu ne hai mai avuto bisogno?

dal sito calcionews24.com

Ogni club nello staff ha il proprio psicologo, non è obbligatorio ma c’è chi lavora con lui. Non ho mai avuto bisogno di un mental coach e penso che mai ne avrò: la reputo una cosa inutile.

Com’è cambiare club? É difficile o è come cambiare posto di lavoro?

Non è stato semplice separarmi da una squadra come l’Atalanta a cui mi ero affezionato e nella quale ho giocato molto tempo. Nei vari club, comunque, fai amicizie e leghi molto con le persone con le quali ti trovi.

Com’è stato marcare Cristiano Ronaldo?

Tra le varie competizioni l’ho già sfidato tre volte. Non nascondo che nella prima partita contro di lui sono stato molto stupito e emozionato a stargli vicino e a toccarlo però, nonostante questo, lo considero un giocatore come tutti gli altri e, di sicuro, non mi tiro indietro se devo fargli entrate o contrasti fisici aggressivi.

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