Il 31 di dicembre e l’1 gennaio sono giorni “speciali” del calendario. E gli auguri, di solito, si sprecano in questi due giorni. “Buona fine… e miglior principio” sono i detti della gente semplice. Credo che quest’anno, tutti quanti, abbiamo pensato seriamente, almeno una volta, prima di dire “auguri”, parola latina che deriva dal verbo “augeo”, invito ad “aumentare”, a “crescere” e a camminare verso una pienezza.
Nei giorni natalizi che stiamo vivendo già diverse volte è risuonato l’inizio del vangelo di Giovanni nel quale si legge: “Dalla sua pienezza tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia”. Io partirei da qua. Come credenti tutti abbiamo già ricevuto, gratuitamente, del bene. Scambiamoci auguri di bene e di impegno, auguri reali, ancorati alla vita, anche se talvolta si soffre. Ma insieme, anche il dolore, è meglio affrontato e portato. Scambiamoci auguri che partano dalla situazione concreta nella quale viviamo, senza disprezzare l’anno che lasciamo alle spalle il quale non ha colpe. Se siamo ciò che siamo diventati, più forti, più pensosi, più fratelli, anche col cuore pieno di lacrime, lo dobbiamo al tempo trascorso e all’intensità con cui l’abbiamo vissuto.
La scuola c’era e ci sarà e dietro il video ci sono adulti, ragazzi, docenti e alunni, insieme alle famiglie che si sono incontrati. Realmente. Il virtuale non esiste se c’è voglia ed entusiasmo di vederci e parlarci. Auguri per non smorzare il desiderio. Non ti tornare come prima. Ma di guardare avanti. Verso una pienezza che, insieme, anche con fatica, vogliamo costruire. Pienezza di senso. Pienezza di bene. Pienezza di gioia. Auguri. A tutti. Nessuno escluso.
don Marco D’Agostino
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