Non facciamo di tutta la pasta un fascio

di MATTEO BOVARINI – Spesso sentiamo battute meravigliose sulla non esistenza del Molise, ma con questo articolo cercheremo di sfatare questo ed anche altri falsi miti.

Il Molise, credeteci, esiste. Anzi, proprio da questa piccola regione, dallo storico stabilimento del pastificio “la Molisana”, si è sollevato un polverone mediatico che ha dell’incredibile. Negli ultimi giorni, a causa di ciò che è accaduto  negli Stati Uniti, con la chiusura dei profili Facebook e Twitter del presidente Trump, si è parlato tanto di social, di libertà di espressione e del sottile confine che intercorre tra giusto e sbagliato e, anche se le polemiche divampano,le risposte continuano a mancare. Quello che invece non è mancato in questa storia è la fantasia di persone che, pur di trovare qualcosa di cui parlare durante questi mesi di isolamento, hanno visto uno scandalo anche nella descrizione di un formato di pasta. Così, mentre qualcuno dai balconi gridava “andrà tutto bene”, altri sui social esclamavano “Molisana fascista”.

Il fotografo documentarista Nicola Bertasi è stato il primo a lanciare “l’allarme” con un post su Facebook. Rientrato a casa dopo un acquisto frettoloso al supermercato, il suo occhio è caduto sul nome di un particolare formato di pasta della celebre azienda di Campobasso, le “Abissine rigate”, più comunemente conosciute come “conchiglie” rigate. Sorpreso da questo curioso nome, quasi per deformazione professionale, Bertasi ha fatto ciò che molti farebbero trovandosi di fronte ad un “perché” e ha digitato sul motore di ricerca: “abissine molisana”. La pagina che si è aperta ai suoi occhi è stata quella del sito ufficiale della marca di pasta, nella sezione descrittiva del prodotto. “First reaction: shock” commenterebbe l’ormai perfetto anglofono Matteo Renzi. Bertasi, invece, nel post ha scritto: «Ecco quello che leggo: “Di sicuro sapore littorio”, “Celebrazione della stagione del colonialismo”. Stagione. La parola dal sapore calcistico “stagione” associata al dramma coloniale italiano, buttata come si fa con la  pasta nell’acqua calda, con tale inaudita frivolezza sul sito patinato di un marchio italiano nel 2021. Dopo le vicissitudini dell’omofoba Barilla finisce anche il mio rapporto con ‘la fascista’ Molisana».

Insomma, non si è proprio fatto mancare nulla, nemmeno qualche battuta di altissima comicità. Questa notizia non poteva che fare scalpore nella profonda sensibilità di molte persone sempre pronte a sentirsi opinionisti. Rimbalzando e diffondendosi nella intricata rete del web il fatto crea quello che in gergo tecnico si chiama “shitstorm” (lasciamo a voi la traduzione) che, condito di insulti e minacce contro la storica azienda di pasta, arriva a interessare voci sempre più autorevoli. La Molisana, sopraffatta dal fango e dalle torture mediatiche, è costretta a scusarsi, senza peraltro aver fatto nulla, e a ribattezzare il formato storico in questione, rinunciando amaramente ad un pezzo della sua identità.

La scheda descrittiva, ora rimossa, delle “Abissine rigate” (da www.lamolisana.it)

Ma facciamo un passo indietro per verificare qual era il corretto contenuto del testo descrittivo del prodotto dell’azienda pastaria. Le “abissine”, presenti anche nei cataloghi di molti altri pastifici, sono uno dei tanti tipi di pasta nati nella prima metà del novecento e denominati così in omaggio alla cronaca e all’attualità dell’epoca: nello specifico il nome richiama alla conquista dell’Abissinia (l’attuale Etiopia) durante gli Anni Trenta, in pieno fascismo. La scheda-prodotto sul sito de “La Molisana” non fa altro che raccontare, nel modo più  puntuale e veritiero possibile, storia e vicende del formato in questione: spiega la nascita ai tempi del colonialismo italiano, fa intendere come la propaganda usasse anche i nomi della pasta per “celebrare” i risultati ottenuti dal regime, indica che lo stesso formato, visto il nome dal sapore troppo fascista (littorio), all’estero si chiama diversamente (“shells”, cioè “conchiglie”, appunto). E infine dà suggerimenti su cottura e ricette.

Questi i fatti. Ognuno è libero di prendere le parti di chi preferisce, ma una cosa è certa: il fascismo non è un virus che si contrae mangiando un pipistrello o un piatto di pasta, si può prendere solo con l’ignoranza. Tra poco magari andremo a pranzo o andremo a cena, mangeremo spaghetti cacio e pepe, non staremo a guardare il nome sull’etichetta, ma penseremo ad abbuffarci di secoli di storia, perché in fondo, come diceva il grande Federico Fellini: “La vita è una combinazione di pasta e magia”.

 

APPROFONDIRE, CAPIRE E FARSI UN’IDEA

https://www.gamberorosso.it/notizie/la-molisana-e-i-formati-di-pasta-fascisti-storia-di-unaggressione-incredibile/

https://www.lamolisana.it/pasta/n-25-conchiglie-rigate/

https://www.ansa.it/molise/notizie/2021/01/05/polemica-su-pasta-abissina-anpi-difende-azienda-molisana_ac47c1bc-5432-4185-b047-182635208bfa.html

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