Storie da terminal: quando il gate non si apre

di MATTEO BOVARINI – Se volessimo parlare in questi giorni di Stati Uniti, i primi pensieri riguarderebbero sicuramente il famigerato “sciamano” Jake Angeli e i fatti di Capitol Hill o l’ormai ex presidente Trump e il polverone sollevato sui presunti brogli elettorali oppure ancora l’insediamento di Biden alla Casa Bianca e i suoi primi provvedimenti da POTUS, ma c’è anche un altro uomo che dalla “Windy City” di Chicago è riuscito a far parlare di sé.

Aditya Singh, bloccato per tre mesi all’aeroporto di Chicago (da news.sky.com)

Il suo nome è Aditya Singh, trentaseienne di origine indiane, che per tre mesi ha vissuto nell’area di sicurezza di uno degli scali aeroportuali più grandi al mondo. Singh era atterrato a Chicago con un volo in prima classe proveniente da Los Angeles. Stava ritornando in patria a causa di un visto di soggiorno scaduto ma, per “paura del Covid”, non aveva più voluto proseguire il viaggio. In questi giorni la sua storia è circolata parecchio sui principali giornali di tutto il mondo, anche perché ha ricordato a molti quella del film “The Terminal”, in cui Tom Hanks interpreta un cittadino dell’immaginaria repubblica di Krakozhia che si trova a vivere per mesi nell’aeroporto JFK di New York.

Quello di Singh però, non è un caso isolato. Se si cerca nel web si possono trovare un sacco di novelli Viktor Navorsky (il protagonista del film diretto da Steven Spielberg) che hanno vissuto giorni, mesi o persino anni nei più svariati scali aeroportuali. Le loro storie sono tutte bizzarre e allo stesso tempo affascinanti. Eccone alcune.

Primo fra tutti, non si può non parlare di Mehran Karimi Nasseri, l’ispirazione primaria di Spielberg, il Viktor Navorsky originale. L’8 agosto del 1988 l’uomo si mise in volo dalla Francia per andare da alcuni suoi parenti in Inghilterra. Al suo arrivo all’aeroporto di Heathrown di Londra, venne fermato dalla polizia inglese per problemi di documenti e quindi rimandato in Francia. Nemmeno a Parigi, però, accettarono il passaporto che presentò. L’uomo si ritrovò così senza un’identità nazionale accettabile. Non potè, di conseguenza, né lasciare la Francia né entrare nel paese, perciò fu costretto a rimanere in aeroporto. In attesa dei nuovi documenti Nasseri visse nel suo terminal-casa per ben diciotto anni.

Un altro caso degno di nota è quello di Simon Jones (nome fittizio scelto dall’uomo per nascondere la sua identità). A stupire, in questa vicenda, non è tanto la sua lunga permanenza in uno scalo, ,ma soprattutto la sua storia passata. Infatti questo personaggio misterioso vanta nel suo curriculum ruoli invidiabili, come aver lavorato per la famiglia reale saudita o l’aver combattuto nel Reggimento Paracadutisti dell’esercito britannico in Iraq, Afghanistan, Somalia, Angola e Nigeria, per poi diventare una guardia del corpo privata (tra i suoi clienti anche il famoso calciatore David Beckham). Dopo quarantasei anni di una vita piena di successi però, a causa di un tracollo finanziario, è diventato un senzatetto e ora vive, come Tom Hanks, all’aeroporto londinese di Heathrow.

Cesira Ton, la donna veneta che ha vissuto a Malpensa dal 1999 al 2018 (da www.prealpina.it)

Persino l’Italia non si è fatta mancare i suoi Navorsky. Nulla è paragonabile alla storia di Cesira Ton, detta Emilietta, che nel 1999 si stabilì all’aeroporto della Malpensa, con tanto di domicilio, scritto sulla carta d’identità, alle uscite 4 e 5 del terminal 1. Tutto era cominciato nel 1978, quando si era trasferita alle Mauritius. Al ritorno il tassista bucò una gomma e Cesira arrivò all’aeroporto dell’isola in ritardo; così dovette aspettare per qualche giorno il volo successivo che l’avrebbe riportata a Milano. Nel frattempo il visto scadde e la donna venne prima arrestata, poi multata una volta giunta a Malpensa. Cesira è rimasta nell’aeroporto milanese per quasi venti dei suoi 78 anni, aspettando invano le scuse del governo delle Mauritius. La situazione si è sbloccata solo a febbraio del 2018 quando un progetto di Sea (la società che gestisce gli aeroporti milanesi), Croce Rossa e del comune veresino di Ferno ha fatto in modo di trovare un alloggio all’anziana signora veneta, “adottata” ormai da tutto il personale del grande scalo lombardo.

La storia di Aditya, come anche gli altri episodi del passato, hanno messo totalmente in discussione la sicurezza aeroportuale. Forse, però, queste persone sono passate inosservate solamente perchè, in fondo, un aeroporto è un po’ come la vita di tutti: passiamo le giornate con frenesia a correre tra le varie occupazioni, come da uno scalo all’altro, e alla fine, magari anche ammalati di indifferenza, ci perdiamo proprio quei dettagli importanti che rendono tutto più vero e interessante.

APPROFONDIRE, CAPIRE E FARSI UN’IDEA

La storia dell’uomo che ha vissuto per tre mesi nell’aeroporto di Chicago – Il Post

Man found ‘living in Chicago airport for three months’ | CNN Travel

Aditya Singh: Man found ‘living in airport for three months’ over Covid fears – BBC News

Come “Tom Hanks”, ex bodyguard di David Beckham vive in aeroporto – Tgcom24 (mediaset.it)

The Terminal, storie di persone che vivono negli scali aeroportuali | GQ Italia

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