Estate in classe, “modello Berlino” e giorno del pinguino

di PATRIZIO PAVESI – Sembra incredibile, e forse appare tale proprio perché assolutamente normale, ma uno dei temi più dibattuti intorno al nuovo governo Draghi è quello della scuola. Alla vigilia del voto alle camere che avrebbe dato una maggioranza quasi bulgara all’ex presidente della Bce e, anzi, già poche ore dopo che Mattarella gli aveva conferito l’incarico, il tema che per primo era emerso è stato proprio quello della scuola.

Ma come?! Proprio lei, la Cenerentola di tutti (o quasi) gli esecutivi? Proprio gli studenti, di cui la politica si ricorda soltanto quando arrivano alle soglie dell’età per votare? Proprio ora, con la conta dei contagi e una crisi economica devastante alle porte, il Presidente del Consiglio pensa alla scuola? A quanto pare sì, conscio del fatto che la scuola (non fosse altro per le centinaia di migliaia di inconsapevoli vettori di trasmissione del virus) era già entrata prepotentemente nel dibattito con il precedente esecutivo. Non tanto e non solo per i famigerati banchi a rotelle, ma per tutte le polemiche e discussioni su aperture, chiusure, trasporti, dad,…

Appena ricevuto l’incarico, Draghi ha fatto sapere (non dichiarato, ma fatto trapelare, marcando subito una distanza a livello comunicativo con chi lo ha preceduto) che avrebbe valutato l’apertura delle scuole fino alla fine di giugno per recuperare il terreno perduto a causa dell’emergenza. E così sulla scuola si sono (ri)accesi i riflettori, compresi quelli della rete, che sul tema ha offerto reazioni tra le più disparate.

Il tweet del comico Luca Bizzarri a commento del discorso per la fiducia: al Senato Draghi ha parlato lungamente di scuola

Le risposte alla proposta Draghi (in realtà mai ufficialmente formulata) non sono state accompagnate da un applauso unanime, anzi…le reazioni avverse di parte del mondo docente e discente, di una fetta del mondo delle famiglie e della galassia sindacale non si sono fatte attendere e negli articoli linkati a fondo pagina ne trovate alcune.

Che le chiusure a fisarmonica e la dad non siano state l’optimum lo possiamo scrivere senza timore di smentita. Su quali invece siano le scelte giuste da fare, beh, preferiamo andarci con i piedi di piombo. Draghi dice “allunghiamo il calendario per recuperare il tempo perso“? Molti prof e studenti rispondono che di tempo non se n’è perso, che la dad è stata fatta e il programma rispettato. Vero, forse, ma non universalmente, perchè non si può negare che in tante realtà (magari non la nostra) le difficoltà di rete e la mancanza di pc abbiano escluso, in tutto o in parte, molti ragazzi dalle lezioni. Quelle stesse lezioni che, comune sentire della maggioranza dei protagonisti, non hanno avuto la stessa “resa” di quelle in presenza.

E dunque che fare, se allungare non si può?  C’è chi sul web ha lanciato la provocazione dell’anno scolastico “progetto free”: niente corsi extra curricolari, niente gite (a questo ci pensa il virus), niente cittadinanza, niente cineforum, “niente giornata della donna, del ricordo, del pinguino nano” (vedi post a fianco)…insomma, niente che non sia lezione! Una provocazione, certo, a partire dal tono canzonatorio, ma che si accompagna alla proposta di un rafforzamento delle ore di lezione settimanali e allo snellimento degli adempimenti burocratici. Fattibile? Sì. Auspicabile? Mah. La concretezza è indubbia: permetterebbe di recuperare ore senza stravolgere il calendario, darebbe a studenti e docenti tempi e spazi per fare o rifare, ma forse renderebbe più grigio e insipido l’anno scolastico.

E mentre il neo-ministro Bianchi, dopo aver incontrato i sindacati, pare aver già accantonato l’idea del suo capo di un allungamento estivo delle lezioni, una nuova proposta viene dalla Germania. La stampa l’ha ribattezzato “modello Berlino“: offrire agli studenti la possibilità di ripetere l’anno scolastico ’20/’21, anche senza il consenso della scuola di appartenzenza. Non una bocciatura, dunque, ma una scelta volontaria: un’opzione rivoluzionaria, coraggiosa e che implica sicuramente un grande senso di responsabilità da parte del ragazzo e della famiglia che, riconoscendo le lacune accumulate in due anni di DAD, scelgono di fermarsi per uno stop&go salutare che magari può portare a finire il gran premio della scuola sul podio. La proposta tedesca riguarda gli studenti dalle elementari fino alla seconda liceo ed è già stata accolta da alcuni governi locali, oltre che dalle proteste di presidi e insegnanti. Il presidente dell’associazione dei docenti, Heinz-Peter Meidinger, apre a questa soluzione perché ritiene che il 10-20% dei giovani tedeschi possa non avere basi sufficienti per accedere agli anni successivi, mentre i sindacati lanciano una contro-proposta riassunta nello slogan «Back to Saturday classes»: scuole aperte anche il sabato per recuperare lacune e nozioni.

E allora, provocazione per provocazione, aggiungiamo noi: perché non decidere d’ufficio che, per gli studenti che hanno iniziato il loro percorso liceale negli anni del covid, la scuola debba durare sei anni invece di cinque? No, forse meglio di no, altrimenti è la volta buona che gli studenti ci mandano tra i ghiacci, a fare compagnia al pinguino nano.

APPROFONDIRE, CAPIRE E FARSI UN’IDEA

TG24.SKY.IT – Governo Draghi, la scuola tra le priorità

OPEN.ONLINE -Promosso con riserva. Presidi, insegnanti e studenti danno i voti al programma di Draghi sulla scuola

2 Comments on "Estate in classe, “modello Berlino” e giorno del pinguino"

  1. ELISABETTA MAZZINI | 02/03/2021 at 8:50 am | Rispondi

    Nel giorno in cui si apprende la notizia del ritorno alla didattica a distanza anche per i più piccoli (io che ho un bambino di nove anni purtroppo mi ritrovo in questa situazione), è necessario davvero una riflessione e una riorganizzazione del mondo scolastico. Sinceramente il modello tedesco non mi entusiasma neanche un po’, si rischia la baraonda con decisioni contrastanti e senza fondamenti scientifici. Sicuramente, cosa da poco ma comunque da valutare, l’eliminazione di certi giorni festivi per la scuola come le vacanze di carnevale: non era forse meglio frequentare quei due giorni? A Pasqua non si può ridurre? Certo possono essere le riflessioni di una mamma che si trova in difficoltà a gestire un bambino a casa, ma se qualcuno riesce a spiegarmi il senso si faccia pure avanti.
    Per i nostri giovani (sono un po’ al di fuori del loro mondo scuola, ma un’idea condivisibile o meno ce l’ho) è necessario insegnargli ad aprire gli occhi sulla realtà del mondo con esperienze di vario tipo come l’organizzazione di contatti dai più piccoli agli anziani magari anche durante il periodo estivo. Sul recupero della didattica onestamente mi trovo in difficoltà nel dare suggerimenti, posso solo dire che noi adulti dobbiamo essere coinvolti anche nell’organizzazione dei momenti formativi e il “non ho tempo” “io lavoro non posso pensare a questi aspetti” non esistono, perchè è solo con il contributo di tutti che possiamo migliore la scuola e di conseguenza anche il mondo esterno.
    Nella speranza che questa situazione pandemica possa volgere al fine e che si possa tornare sui banchi al più presto, auguro a tutti un buon proseguimento nella speranza che tutti stiamo bene

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