Nutriamoci di vita. Ogni giorno

di FILIPPO LANZONI – Il 15 marzo è la giornata del fiocchetto lilla, simbolo della lotta contro i disturbi del comportamento alimentare, in cui si promuove il supporto alle persone interessate da queste malattie che, con l’aiuto delle loro famiglie, lottano ogni giorno per continuare a vivere e per poter ritornare se stesse. Istituita dal governo nel 2018 anche grazie all’iniziativa dell’associazione “Mi nutro di Vita”, che si impegna ogni giorno nella sensibilizzazione e nel dare una consapevolezza a livello nazionale di queste vere e proprie malattie, la giornata assume un particolare significato numeri alla mano. Sebbene siano ancora sottovalutati, i DCA interessano circa quattro milioni di italiani (il 6% della popolazione), sono aumentati del 30% durante il primo lockdown e rappresentano in Italia la seconda causa di morte, dopo gli incidenti, nei giovani compresi tra 16 e 25 anni, in particolare tra le ragazze: circa 3.000 sono i morti annui, per una media di 10 decessi al giorno. Dati sconcertanti che ci fanno prendere coscienza della disinformazione generale su questo tema.

Le malattie più diffuse tra i DCA sono l’anoressia nervosa (che porta al rifiuto del cibo, alla paura ossessiva di ingrassare e a ridurre il proprio peso corporeo sotto l’85% del peso normale per la propria età), la bulimia nervosa (che induce il soggetto a provocarsi volontariamente il vomito dopo aver mangiato, ad utilizzare lassativi, a digiunare e a praticare un’intensa di attività fisica) e il disturbo dell’alimentazione incontrollata, ossia la tendenza ad abbuffarsi di cibo senza controllo.

Sono sofferenze che non fanno discriminazioni, che non distinguono tra ricchi e poveri, tra vip e persone comuni, e che hanno colpito anche celebrità come Lady GaGa, che ha sofferto di bulimia da quando aveva 15 anni e che è guarita solo grazie alla sua volontà, al suo amore per la musica, poiché il vomito poteva rischiare di danneggiare le sue corde vocali.

Lady Gaga sul set di “House of Gucci”, il film che sta girando in Italia (da Fb)

Si tratta di malattie che, come ci spiega Stefano Tavilla (presidente dell’associazione “Mi nutro di vita”), sono originate“da un qualcosa di interiore che determinate persone hanno dentro” e che, incapaci di sfogarlo in altro modo, lo manifesta attraverso i cambiamenti del corpo. Queste patologie sono dette “multifattoriali” proprio perché, spiega il presidente, nonostante l’origine del disturbo sia sempre un qualche malessere interiore “i fattori scatenanti possono essere differenti a seconda del malato”. Non sono quindi originate solo dai canoni di bellezza che la società impone, anche se ovviamente “i social (instagram, facebook, TikTok) rappresentano un terreno fertile per l’esplosione di questi disagi”. Nell’immaginario collettivo infatti queste malattie diventano “assurde”, perchè associate ad una volontà personale di migliorare esteticamente il proprio corpo quando, di fatto, lo si sta distruggendo.

L’ossessione per il cibo (come spiega benissimo il film “Fino all’osso” con Lily Collins) diventa parte integrante del malato, togliendogli completamente la capacità di controllo. Si sfocia nella vera e propria dipendenza psicologica, che si può associare a quella da alcol o stupefacenti, ma che tuttavia resta differente da qualsiasi altro genere di malattie. Queste infatti sono sì delle malattie dovute a una fragilità psicologica, ma comportano delle pesanti conseguenze e disfunzioni fisiche, che le rendono quindi appartenenti ad una categoria di malattie a sé.

Su questo fronte è la battaglia che le associazioni stanno portando avanti da anni: riconoscere queste malattie come una tipologia differente, con uno studio clinico specializzato e un processo di cure mediche e psicologiche dedicato a queste “piaghe dell’anima”, che consumano i corpi dei figli, sotto gli occhi dei genitori, senza che questi possano fare niente.

APPROFONDIRE, CAPIRE E FARSI UN’IDEA

MI NUTRO DI VITA.IT

EPICENTRO – Istituto superiore di sanità

VOLEVO ESSERE UNA FARFALLA – Libro di Michela Marzano

REPUBBLICA.IT – L’altra epidemia, con il coronavirus mentano i casi di anoressia e bulimia

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