di FRANCESCA GALIMBERTI – La storia del baskin inizia nel 2003 a Cremona in un contesto scolastico. Questo nuovo sport è stato ideato e inventato da un ingegnere e da un insegnante di educazione fisica, Antonio Bodini e Fausto Capellini, animati dal comune desiderio di permettere a ragazzi normodotati e disabili di poter giocare insieme, ognuno con le proprie capacità e possibilità. Per entrambi era importante che tutti si sentissero fondamentali per la propria squadra ed è stato proprio questo principio a far sì che il baskin diventasse uno sport a tutti gli effetti. Il nome della disciplina nasce proprio dal concetto fondante di questa attività, cioè l’inclusione di tutti, infatti il suo significato è “basket inclusivo”.
La base di partenza è la conoscenza del gioco della pallacanestro, riadattato però alle diverse esigenze: viene infatti tenuto conto delle caratteristiche fisiche e cognitive di ogni giocatore. Le squadre sono composte da sei giocatori che differiscono nel genere e nelle loro abilità e ogni atleta ha sulla sua maglia un numero di due cifre: il primo fa riferimento al ruolo, mentre il secondo ha funzione identificativa.
Il ruolo viene assegnato tenendo conto delle capacità: la scala dei numeri va dall’1 al 5 dove il numero 1 e il numero 2 sono assegnati ai giocatori che rimarranno nell’area dei due canestri che si trovano sulla linea di metà campo. In particolare il numero 1 è riservato a un disabile che non può spostarsi autonomamente, il 2 invece sarà di un giocatore anch’esso disabile, con la capacità di muoversi in autonomia, che però non è in grado di orientarsi da solo nel campo. I numeri dal 3 al 5 sono assegnati ai giocatori che invece hanno le capacità e le possibilità fisiche di spostarsi all’interno del campo: il 3 viene normalmente dato a una persona con lievi disabilità, mentre il 4 e il 5 sono sempre assegnati ai giocatori normodotati o che comunque sono in possesso di tutti i fondamentali della pallacanestro.
Un altro importante aspetto del baskin è l’equilibrio tra i ruoli, infatti ogni squadra deve schierare una formazione in cui la somma del primo numero di maglia dei giocatori in campo non sia superiore a 23: la squadra dovrà quindi schierare obbligatoriamente un pivot (numeri 1 o 2), almeno un ruolo 3, almeno due ruoli 5 e almeno una donna tra i ruoli 4 e 5.
Una partita di baskin è divisa in quattro tempi da 8 minuti ciascuno. Ogni ruolo 5 ha a disposizione un massimo di tre tiri per frazione di gioco, mentre gli altri ruoli possono totalizzare un massimo di 3 canestri a testa in ogni quarto.
Per quanto riguarda il campo, si gioca su quello del basket a cui sono state apportate alcune modifiche: nel baskin sono presenti quattro aree di attacco/difesa, di cui due sono quelle standard, mentre le altre due sono laterali, in cui rimangono fissi i pivot. Ogni area laterale ospita due canestri di diversa altezza, per un totale quindi di sei canestri, e può essere attaccata esattamente come l’area frontale.
Questo, in breve, è il fantastico mondo del baskin, uno sport completo e adatto a tutti, creato proprio per far cadere ogni tipo di differenza sociale.
*l’immagine di copertina è tratta dal sito www.mobilesport.ch
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