Lo sentono i bambini

di LORENZO CERIOLI (3A Classico) – Lo abbiamo sottovalutato.

Non ci rendevamo conto della gravità della situazione perchè non riguardava il nostro Paese. Abbiamo preso la chiusura delle scuole come motivo di gioia, felici per qualche giorno di “vacanza” in più.

E adesso ce lo ritroviamo qui, qui in Italia. Ovunque.

Stiamo vivendo giorni terribili. Gli ospedali sono ormai pieni. Tantissimi i nuovi tamponi da analizzare e altrettante le persone positive bisognose di cure e attenzioni da parte di medici costretti ormai a fare turni massacranti. La foto dell’infermiera dell’ospedale di Cremona addormentata sulla sua scrivania ci dovrebbe fare davvero riflettere su come questo virus abbia cambiato le nostre vite radicalmente, a cominciare da quelle del personale sanitario lancia appelli e chiedo un aiuto perché la situazione sta diventando ingestibile.

Anche la politica si è mossa e tutta l’Italia adesso è zona rossa.

Rimanere in casa è davvero frustrante a volte: il fatto di non potersi per il momento trovare con amici, andare a trovare i nonni che sono a casa da soli, fare una passeggiata… da adolescente essere “rinchiuso in casa” è fastidioso, ma per prevenire il contagio e tutelare la nostra salute e quella degli altri dobbiamo tutti quanti attenerci alle regole.

Non ci sono scappatoie. Se ognuno di noi farà la sua parte, sapremo rialzarci come comunità. Abbiamo superato la peste, il colera, supereremo anche questa… alla faccia di chi ci dice che non abbiamo un’ottima organizzazione. Questa distanza forzata fa nascere in noi un senso di profonda appartenenza, non solo come cremonesi, non solo come lombardi, ma anche come italiani.

Lo sentono i bambini, che disegnano arcobaleni sperando di poter riabbracciare i loro nonni e le loro maestre al più presto.

Ci credono gli adulti, che fuori dal balcone cantano con tutta la speranza rimasta l’inno di Mameli.

Ci crede tutto il personale sanitario, instancabile nel cercare di salvare più vite possibili.

Ci credono tutti. L’Italia ce la farà.

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